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L’associazione culturale “Salone Gemma – Faltwerksalon” si è formata nel 2005 su iniziativa dell’architetto triestino Claudio Farina e della designer e grafica berlinese Kathrin Villwock come laboratorio per la produzione, lo sviluppo e la diffusione di progetti, idee e riflessioni per un diverso approccio allo spazio a due e più dimensioni. Nel 2007 è tra i principali promotori della “Casa dell’arte”, associazione che riunisce alcune delle realtà artistiche del terrirorio della provincia di Trieste e presto diventa il baricentro di una vasta rete di rapporti e relazioni tra designer, architetti, artisti, professionisti che hanno contribuito a costituire il substrato creativo della sua attività: il risultato è stato cinque anni di eventi, mostre, lezioni, incontri, ospiti provenienti da Spagna, Francia, Austria, Germania, Slovenia, Ungheria. Tutto ciò ha trovato vita nello studio di architettura dell’architetto Claudio Farina situato al piano terra di via San Francesco a Trieste in un piccolo spazio di soli 20 mq x 4 m (un tempo era un salone di parrucchiera, da cui il nome “Salone Gemma” appunto), che per ciascun evento si è visto allestire in maniera particolare e diversa. L’architetto Christina Kruml, collaboratrice di Farina dal 2007 al 2010, ha partecipato all’organizzazione e all’allestimento degli eventi dell’associazione, in particolare della sezione di architettura in occasione del Festival del Documentario cinematografico “NodoDocFest”(“ArchINdoc 01” e “ArchINdoc 02”) e delle feste di fine anno (“GemmAzioni ’07” e “GemmAzioni ’08”).

Nel maggio 2008, in occasione della kermesse “L’inutile indispensabile” in omaggio al compleanno di Erik Satie organizzata dall’associazione Teatro Miela di Trieste, Christina Kruml ha realizzato un manifesto grafico che riassumeva gli eventi organizzati dal Salone Gemma nei primi anni di attività ispirandosi alla tavola periodica degli elementi chimici tramutata in “Tavola periodica degli eventi”. L’idea infatti era di rendere evidente come lo spazio finito, a prescindere dalle sue dimensioni, abbia la capacità di essere vissuto e percepito in innumerevoli variazioni a partire da alcuni elementi base che, combinati in differenti modi, danno vita a infinite situazioni. L’allestimento sempre diverso dello stesso spazio ha infatti prodotto ogni volta nuove sensazioni ed emozioni, ma anche nuove relazioni e progetti che sono tornati poi utili per l’evento successivo.
Così per “GemmAzioni ’07” si è fissato un traliccio metallico sul soffitto della stanza che è servito per appendervi degli oggetti in modo che piovessero dall’alto; in occasione di “ArchINdoc 01” è stato installato un grande schermo per le proiezioni cinematografiche; durante “GemmAzioni ’08” si è intervenuti sulle quattro pareti del cubo incollandovi a passo regolare delle mollette da bucato in legno dipinte di bianco con funzione di sostenere oggetti leggeri come cartoline, fotografie oppure bicchieri.

L’idea per “GemmAzioni ’08” infatti era stata quella di lasciare agli associati un oggetto personalizzato in ricordo dell’evento, ma anche di far fronte allo spreco di plastica che solitamente si produce durante le feste affollate causato dal fatto che le persone continuamente prendono un nuovo bicchiere.  Inserendo uno nell’altro due bicchieri conici, alla base tra i due si viene a creare uno spazio vuoto che è possibile riempire con degli oggetti personalizzati che servono così da promemoria. Giocando anche sulla diversa combinazione di colori e materiali, il bicchiere è diventato così il protagonista della serata, conferendo un nuovo significato e importanza a ciò che solitamente viene buttato via.